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Finché amore non ci separi
In un'Italia che stava vivendo un drammatico post-Tangentopoli e si affacciava in quella che verrà poi chiamata Seconda Repubblica, a Torino si vota per il nuovo sindaco. Valentino Castellani era sostenuto per la prima volta nella storia italiana da una coalizione comprendente post-comunisti e post-DC, composta da PDS, Verdi e l'Alleanza per Torino. Vinse al ballottaggio battendo il rivale Novelli, sostenuto da Rifondazione Comunista e Rete.
Ed ereditò una situazione terrificante. Sanandola nel giro di due anni. Riportando Wikipedia:
Da neosindaco Castellani ereditò una situazione amministrativa molto difficile: la città veniva da un anno di commissariamento e il deficit era salito a 121 miliardi di lire, una somma senza precedenti nella storia della città. Inizialmente la nuova giunta si concentrò sull'azione di risanamento: riducendo le spese con interventi di razionalizzazione (i funzionari comunali diminuirono di 2.300 unità) e aumentando le entrate con la lotta all'evasione fiscale e il sistema dei parcheggi a pagamento, gestiti dall'azienda dei trasporti pubblici (oggi GTT) riuscì a portare il bilancio comunale in pareggio in due anni (e in attivo dal terzo anno). Entrate straordinarie vennero inoltre dal processo di privatizzazione dell'azienda energetica e dell'acquedotto (trasformate in società per azioni) e la dismissione delle quote nella Società autostrade.
La storia, la visione, l'idea di un uomo che politicamente voleva affrancare la città di Torino dalla dipendenza alla Fiat ora è un libro che è una sorta di manuale di politica.
Il racconto di quella esperienza è dato da una conversazione a due con Matteo Bagnasco. Il libro, che trovate su Matacena Libri al prezzo di circa 15 euro, ha due importanti postfazioni: quelle di Graziano Delrio e di Angelo Rughetti.