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Finché amore non ci separi
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Tutti siamo convinti che pianificare la nostra vita fin nei minimi dettagli può regalarci la felicità, anche quando decidiamo di invertire la rotta. Ma il libro “Questa non è una canzone d'amore” di Alessandro Robecchi è la dimostrazione del contrario: nella cornice di una elegante quanto caotica Milano, una serie di eventi particolari coinvolgono il protagonista dando vita ad un giallo intenso e rocambolesco, con un gradevole accompagnamento musicale.
Carlo Monterossi è un fortunato autore televisivo che ha abbandonato la trasmissione cui deve la fama e una discreta agiatezza. Si chiama Crazy Love e racconta la vita sentimentale della «né buona né brava gente della Nazione». Sotterfugi, tradimenti, odio, passioni e rancori, al motto di «Anche questo fa fare l’amore». Un enorme successo, ma lui non ne può più. Felice e orgoglioso della sua scelta, una sera gli si presenta in casa un tizio che cerca di ucciderlo. Si salva la vita, ma da qui in poi cominciano i guai. Una coppia di killer colti e professionali, due zingari in cerca di vendetta, una giovane segugia col cuore in frantumi, collezionisti e contrabbandieri di souvenir nazifascisti, qualche morto di troppo. Sullo sfondo accanto a una Milano multietnica e luccicante, la vita brulicante del campo rom, la sua cultura, la sua eticità. Questo di Robecchi è un giallo e una commedia, tra Scerbanenco e le canzoni di Enzo Jannacci. Una commedia nera, piena di suspense, di sorprese e paradossi. Raccontata da una voce caustica e cattiva, che tutto commenta e descrive con acuminata ironia, e che tiene in equilibrio il sarcasmo ribelle e sfacciato del suo investigatore - appassionato di Bob Dylan- e il cinismo a suo modo morale del punto di vista criminale e della vendetta. A riprova che un thriller di qualità è sempre anche critica sociale e romanzo di costume.