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Il piccolo vagabondo: 7 piccole storie di viaggio per ragazzi

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Il piccolo vagabondo (disponibile su Matacenalibri) è un silent book, è un fumetto, è una storia per immagini e simboli, una raccolta di 7 piccole storie di viaggio e di casa, storie di quotidiano spaesamento, dolore, fatica, sconforto, ma anche sempre storie in cui un imprevisto fa capolino e spariglia le carte in gioco.

«Le persone vanno e vengono da una città all’altra, come senza un motivo, si dimenticano perché sono in viaggio, i luoghi dove sono state, e che cosa sono andate a cercare. Si confondo nella folla, hanno perso la bussola, vagano senza meta tra le valli e la nebbia, hanno bisogno di qualcuno che le guidi verso la strada di casa. Il piccolo vagabondo è proprio come una stella che indica la strada ai viandanti che si sono persi. A chi si è smarrito dice che ovunque c’è una casa per il vagabondo e che si può appartenere a qualsiasi luogo».

La giovane autrice cinese parla di sé e del suo peregrinare nel mondo, attraverso 7 tappe, 7 città che corrispondono effettivamente ai viaggi che in poco più di vent’anni l’hanno trascinata tra la Cina, gli Stati Uniti, Taiwan… un vagare incessante che ha trovato però un costante punto fermo che ci racconta. 

Per ogni capitolo un titolo, una citazione e un luogo sono le uniche coordinate decodificate, il resto è immagini. «Karma. La gente dice che una stella appare nel cielo a sud-est a fine estate e a inizio autunno per indicare la via ai viaggiatori dispersi. Questa stella si chiama Karma. Tibet». I protagonisti dei sette episodi sono tutti diversi, nel primo un ciclista solitario avventuratosi tra le cime del tetto del mondo, si scopre solo, con la bici rotta, nessuna strada, nessuna soluzione immediata, poi un piccino dal rosso mantello appare desideroso di giocare con le invocazioni delle bandiere di preghiera che sventolano placide sul disappunto del protagonista. Prima che risolvere il problema della bici rotta il piccino sembra dire: guardati intorno, cosa ti sta facendo perdere la tua frustrazione? Un cielo ricco di stelle, un luogo tutto per te.

Come uno spirito custode, il piccolo vagabondo appare imprevisto tra le storie di ricerca, dolore e fatica di tanti volti diversi ed offre non tanto la soluzione o il capovolgimento magico della situazione, quanto pretende un cambio di sguardo dei protagonisti. I diversi capitoli, con la sola eccezione di Pesci in gabbia – che ha una rappresentazione spiccatamente simbolica – raccontano vicende di vita ordinaria e quotidiana: il rammarico e il ricordo di un amico perso, il desiderio di realizzarsi svelando un mistero, la solitudine in una giornata di pioggia e vecchiaia…

Bellissima la seconda storia – forse davvero autobiografica – intitolata «Autoritratto. Quando continui a ritrarre volti altrui dimentichi il tuo aspetto. New York». Una giovane donna trascorre la giornata a ritrarre i volti intorno a lei e il ritmo frenetico e anonimo della città la rende invisibile a tutti e quando la notte e l’indigenza la costringono a dormire lì, dove nessuno l’aveva nemmeno guardata, ecco giungere un bimbetto dalla rossa sciarpa che vuole un ritratto ma che contemporaneamente le fa un ritratto: chi sei tu? Di cosa sei fatta?

Toccanti i volti delle persone che riescono a contenere contemporaneamente uno sguardo affranto e speranzoso, dubbioso e fiducioso, a volte truce ma mai domo e disponibile ad uscire da sé. Gioioso ma mai stupidamente euforico il piccolo vagabondo, che come un piccolo cuore pulsante del mondo con i suoi adorabili tratti orientali, comunica senza parole, ma con gesti e movimenti esatti, mai ripetitivi ma perfetti per ciascuno. Sfumate e oniriche, ma mai astratte, le scene (tra cui, riconoscibilissima, la mia amata Xi’an!) in cui si svolgono i diversi capitoli. Coerente e coinvolgente la costruzione delle sequenze delle vignette che dialogano tra di loro e utilizzano i confini e gli spazi bianchi come limiti psicologici più che cronologici o strutturali.

 

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