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La storia di una fotografia: il bambino di Varsavia

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Frédéric Rousseau ne “Il bambino di Varsavia. Storia di una fotografia” spalanca una finestra sull'abisso tratteggiando, a partire da una fotografia, uno scenario inedito sulla liquidazione del ghetto di Varsavia nel lontano 1943.La foto, che si accompagna ad altre 114 nel cosiddetto “rapporto Stroop” che fu presentato davanti al Tribunale di Norimberga come prova a carico nel processo contro i nazisti come prova dello sterminio avvenuto. L'identità del ragazzo, però, è celata e nascosta nel mistero: chi è il bambino? Qual è la storia che si poggia sulle sue spalle? Quali segreti nasconde?l libro di Rousseau vuole raccontare il simbolismo di cui diventa protagonista il bambino della foto, icona dell'Olocausto e figura universale della vittima spiegando come questo documento fotografico abbia conquistato la memoria collettiva per la sua capacità di mobilitare le memorie nazionali dell’Occidente.

"La fotografia del bambino di Varsavia è vittima della sua grande efficacia. Nell'era multimediale planetaria, un piccolo clic ci fa passare da una vittima all'altra: clic! Mohammed al-Durah cancella il bambino di Varsavia; clic! È il turno del piccolo Eliàn Gonzàlez... La confusione sentimentale e politica è totale. L'immagine del ghetto di Varsavia non è più un documento: ha smesso di essere uno strumento pedagogico; sfocata, travestita, abusata, stravolta, sequestrata, ha perduto la sua capacità di messa in guardia; non informa più, è erosa dagli usi distorti. L'immagine si è modificata, consumata: portatrice all'inizio di una verità fondamentale, è diventata supporto di menzogne al servizio dei peggiori deliri. All'interno di un processo accelerato di globalizzazione degli affetti, delle emozioni, delle sensibilità, si fa sempre più riferimento 'all'opinione pubblica mondiale'. E ormai l'unico dovere di questa opinione pubblica è di commuoversi, di commuoversi spesso, di commuoversi e basta. L'analisi e la comprensione dei processi storici vengono messe da parte a favore della sola dimensione emotiva delle immagini. In sostanza, in una certa misura sono delle storie senza storia - né quella degli individui né quella dei popoli - quelle che oggi offrono agli occhi e alla comprensione queste immagini. L'immagine ha cessato di essere archivio. Non sollecita più il nostro desiderio di conoscere. Dopo essere stata verità, l'immagine si è trasformata in menzogna".

Trovate questo straordinario documento Il Bambino di Varsavia sul nostro portale Matacena Libri.

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