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Il senso del dolore: non solo Bastardi per De Giovanni

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Sicuramente la notorietà su scala nazionale (e oltre) gliel'ha data la fortunata saga dei Bastardi di Pizzofalcone. Ma il giallista e scrittore Maurizio De Giovanni è una penna delicata e intensa, capace di disegnare con le parole degli scenari fantastici in cui si muovono, contrapposti, i personaggi tipici del giallo. Napoli, poi, è un valore aggiunto. Tanto per i Bastardi, situati nel Monte di Dio, quella vasta area alle spalle di Piazza del Plebiscito, in una città che da sempre vede le zone popolari animarsi a ridosso dei salotti nobili della città, spesso sapientemente mescolati e senza un netto confine tra due mondi solo apparentemente opposti; tanto per le altre opere della sua ormai importante e ampia produzione letteraria.

Il commissario Ricciardi, ad esempio, si muove con qualche anno d'anticipo rispetto ai suoi colleghi più famosi: siamo a inizio '900 e la Napoli che fù cerca di resistere all'incessante arrivo della Napoli che sarà e che ancora oggi è in continua evoluzione. Ne "Il senso del dolore", che trovate su Matacena Libri, questa immagine è ancor più nitida nel vento che caratterizza tutta l'opera. Qui c'è il nobile caffé Gambrinus, ci sono le serate di gala al San Carlo, ma c'è anche quella Napoli popolare che è presa quasi in prestito dai primi film trasmessi al cinematografo.

Il commissario Ricciardi ha un potere. Lui lo chiama "il Fatto", e gli dà la possibilità di poter percepire le ultime parole e le ultime sensazioni delle vittime di morta violenta (sia incidenti sia omicidi), il cui fantasma vede sul luogo del decesso in maniera via via più evanescente. Questo elemento arricchisce solamente una narrazione che basterebbe a sé. Come quella della morte di Arnaldo Vezzi, il più grande tenore del suo tempo. Il talento infinito, l'amore del pubblico, la devozione delle donne, l'amicizia dei potenti hanno fatto sì che Vezzi credesse di essere un dio. Quindi si prende quello che vuole, se ne serve e lo getta via; calpesta cuori e anime; deride, distrugge. Tutto deve essere suo, nulla gli si può rifiutare. Ma un dio può non essere immortale.

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