Il secolo breve è stato caratterizzato da grandi scoperte che hanno inciso su come oggi viviamo il mondo: si pensi a internet, alla catena di produzione delle auto... gli esempi si sprecano. Ma si pensi anche al jazz. Non solo perché, de facto, è lì che nasce la musica leggera e il rock, destrutturando la classica, l'opera, la lirica e tornando alle radici del canto dei neri d'Africa e del soul. 

Attorno al jazz però, e ai suoi eroi in almeno 50 anni di grandissima musica (che va da Dizzy Gillespie a John Coltrane, da Benny Goodman a Miles Davis, da Sidney Bechet a Duke Ellington) si sviluppa un nuovo e variegato sistema sociale. 

Il jazz è rivoluzione, dei suoni, dei costumi, della socialità. Una storia emozionante e originale raccontata da un personaggio d'eccezione: dietro allo pseudonimo Francis Newton (alla prima stesura di questo saggio) c'è difatti Eric J. Hobsbawm, che è proprio il "teorico del secolo breve". Hobsbawm è interessato alla società che si muove attorno al jazz, un universo notturno di anime inquiete, mosse dal desiderio di cambiamento, dalla forza di un'innovazione che non si ferma al campo musicale. 

Parliamo di Storia sociale del jazz. Una rivoluzione di suoni, che trovate su Matacena Libri. E se non siete ancora convinti, chiudiamo con Cannonball Adderley e la sua Work Song. Work Song come le canzoni di chi lavorava nelle piantagioni per allievare il peso della fatica.